ali per volare avendo dimenticato come fare, ali troppo corte per chi vola già alto, ali certe volte poco usate ma sempre Ali e tu pollo niente potrai senza loro nulla vale.

mercoledì 10 gennaio 2018

Attraverso il Ghetto

L'uomo guardò in alto, la strada che mancava non era molta ma si sentiva stanco di continuare a salire o forse si sentiva stanco e basta. Stanco di vivere questa vita non sua, stanco di vivere con orecchie tese e occhi aperti per portare a casa la pelle, stanco di sentire che il suo fisico subiva lo scorrere del tempo e rendeva più difficile ogni giornata.
Finora era stata semplice, conosceva la direzione, conosceva diversi modi per riconoscere le tracce, era solo questione di tempo.
Mancavano pochi metri alla sommità quando decise di sedersi a recuperare un po' di fiato, stava sudando, era uno che sudava molto quando faceva attività fisica e oggi era una giornata calda e umida di quelle che ti aspetteresti in una jungla esotica non in città. Il sole però rimaneva riparato da un alto edificio diroccato e lo stesso crinale gli offriva copertura per una piacevole sosta all'ombra.
Cercò nelle tasche della camicia e trovò una barretta energetica, una di quelle composizione chimiche che bastavano per tutto il giorno e a volte anche per quello dopo. Mentre ne masticava un pezzo si chiedeva perché le avevano prodotte con gusti dolciastri, dal cioccolato alle fragole per non parlare di quell'orribile gusto detto Nettare di Luna che andava tanto tra i ragazzini. Come se una persona non potesse gradire gusti salati o anche amari. Una barretta al whiskey, perché non ne facevano qualcuna per gli adulti.
Si sollevò degli ultimi metri che mancavano e dopo un ultimo passo raddrizzò la schiena per ergersi e ammirare il panorama.
Il Ghetto. Una fila di palazzi, case e edifici in cui perdere la vista e di cui non era possibile distinguere dove finiva una e dove iniziava l'altro. I materiali di costruzione e i colori lasciavano intuire che molti di loro erano stati costruiti o aggiustati in periodi diversi.
Un bel posto dove nascondersi, un posto in cui era facile morire, un posto non diverso da molti altri in cui era stato. Anche da qui in alto riusciva a sentirne l'odore caratteristico, acre e fastidioso, un miscuglio di plastica liquefatta, benzina, escrementi e altro che non rendeva sicuramente piacevole respirare.
Le persone che vivevano in quel posto da questa distanza erano poco più grandi di formiche, maschere di sicurezza se ne vedevano proprio poche.
Entrare nel Ghetto non sarebbe stato un problema, semmai poteva diventarlo uscirne, sicuramente lo sarebbe stato trovarla.
Meno di un'ora dopo aveva raggiunto il punto che stava osservando. Era una terrazza pù o meno quadrata, ricavata da un piano di un palazzo in cui era crollato il tetto e i piani superiori, qui si radunavano le persone senza speranza, quelli troppo vecchi o malati per poter fare qualsiasi cosa gli promettesse di mangiare almeno a giorni alterni. Si sedevano qui, aspettando la fine o la fortuna di qualche elemosina per continuare la lenta agonia. L'odore qui era veramente forte, marciume, rifiuti e morte si mescolavano in un unico disgustoso e pungente fastidio. Avrebbe potuto usare la maschera che aveva nello zaino ma aveva gli occhi di gran parte dei presenti puntati addosso. Estrarla poteva essere una tentazione a farsi derubare e un modo per far risaltare la diversità da loro.
Si fece forte dei pezzi di tecnologia bellica che gli spuntavano dalle fondine, cartucciere, e qualche altro asso nella manica nello zaino o nascosto tra i vestiti.
Una moltitudine di voci si accavallavano, vedeva gli accattoni prostrarsi al suo passaggio in attesa di qualche gesto generoso, contò almeno tre volte delle persone che parlavano loschi indicandolo o guardandolo fingendo indifferenza.
Oltre il parapetto del palazzo c'era un ponte di corda e legno che conduceva a quello successivo, e delle corde scendevano in piani più bassi. Proseguì.

Si ritrovò in un mercato in cui le merci che venivano vendute erano parte di rottami, spazzatura di ogni genere, metalli con forme indefinite parti di qualcosa di cui si era perso l'utilizzo. Gli alimenti erano pochi, per lo più sintetici e allungati dagli spacciatori, le bevande a parte l'acqua che era contaminata, erano frutto di distillazione clandestina, anche se nel Ghetto quella parola non aveva significato, gran parte della legalità non aveva significato, i corpi del Governo controllavano il perimetro e se qualcuno voleva uscirne in direzione della città, intervenivano qui solo se quello che accadeva disturbava la quiete della città. L'ultima volta che i rifornimenti non erano stati lanciati per due settimane gli abitanti del Ghetto avevano creato un falò talmente grande, dal fumo nero chimico, che si vedeva ad almeno ottanta miglia di distanza.
L'esercito delle Calamità scortato da quello della Difesa arrivarono in meno di un'ora da quando fu acceso. Portarono via una decina di persone considerate rivoltose e consegnarono i rifornimenti doppi per tenere buoni gli altri.
Continuò a vagare mantenendo alta l'attenzione per individuare il suo bersaglio e per non essere colto alla sprovvista da chiunque fosse troppo audace in questa folla.
Attraversò altri mercati tra i più svariati, uno vendeva armi e fu quello a cui dedicò più attenzione.
Avevano armi vecchie, raccolte dai morti del Ghetto o dalle rovine delle battaglie del secolo precedente. C'erano delle bombe a frammentazione che erano note per la loro instabilità e se il venditore le avesse conosciute avrebbe evitato l'ossido sui contatti che creava un ponte sufficiente a farla esplodere anche senza rimuovere la sicura.
Osservò un visore che poteva diventare intensificatore di luce, rilevatore termico, binocolo con altimetria e coordinate. Era sempre stato un gingillo che gli piaceva ma non era qui per fare compere.
Una bambina gli si era avvicinata
"Per favore Signore dammi un dollaro"
era così sporca da non poter essere sicuri del colore della sua pelle, i vestiti erano sgualciti e consunti e il colore tra marrone e verde non era quello originale, non era molto diversa da tutti gli altri bambini che vivevano nel ghetto...poveri più dei poveri, malati, reietti, emarginati.
L'uomo increspò la bocca contrariato per le condizioni della bambina e perché sapeva che un dollaro non avrebbe migliorato la sua vita.
Mentre ne tirava fuori uno di metallo da una tasca dei pantaloni la bambina si guardò in giro e questo fu sufficiente a farlo insospettire. Guardò rapidamente nella stessa direzione della bambina e anche se non riuscì a vedere nessun osservatore riuscì a vedere il movimento di qualcuno che si stava nascondendo dietro ad un telo che delimitava lo spazio di un banco di cianfrusaglie.
" Non aver paura Signore, chi stai cercando ti cerca a sua volta."
La bambina gli aveva preso il dollaro di mano e stava già saltellando via.
Poco tempo per agire, seguire la bambina, andare incontro a chi si nascondeva, defilarsi con indifferenza per osservare le loro mosse, gli sembravano tutte buone soluzioni. Scelse la più vicina, l'osservatore era a pochi metri nascosto dal telo, si avvicinò stringendo i pugni pronto ad essere attaccato e a reagire, nessuno sarebbe stato così folle da usare armi in mezzo al mercato si ripeteva per convincersi di non essersi esposto ad un rischio troppo grosso.
In un attimo si trovò ad afferrare una vecchia signora, malandata e decrepita che non faceva altro che chiedere elemosina, la pelle era rinsecchita, rugosa e lurida, da come era vestita di stracci e da come puzzava doveva vivere tra i reietti del Ghetto. Vecchi, storpi, chiunque avesse un qualsiasi handicap che non gli permetteva di lavorare o trovare il modo di sfamarsi finiva tra i bassifondi, malvisto e maltrattato da quelli che erano emarginati come loro ma con la fortuna di essere in salute e in forze. Era dunque questo il suo misterioso osservatore? Si maledì per la sua idiozia e lasciò andare la donna che aveva assunto un'espressione terrorizzata e piagnucolava come fosse abituata a prendere botte.
Si voltò e andò nella direzione in cui se ne era andata la bambina. La vecchia iniziò una sequenza di insulti contro la gioventù odierna e infine disse:
"Chi cerca trova, ma quello che trova non è sempre di suo gradimento...avresti preferito una giovane ad accoglierti?", la vecchia rise gracchiando e aggiunse con tono più confidenziale "Ora starebbe versando la sua lacrima."
Una doccia fredda, si bloccò non appena comprese che era stato osservato e valutato mentre non si era accorto di nulla. Non poteva essere un caso che la vecchia parlava di una giovane donna che avrebbe versato una lacrima. La persona che stava cercando si era fatta una certa reputazione sulla Rete con il nickname "Lacryma", si raccontava che era dovuto ad un tatuaggio vicino al suo occhio sinistro che la rappresentava. Altri più arditi sostenevano che se vedevi la sua lacrima stavi per morire.
Riprese il cammino senza nemmeno girarsi.
Passò quasi due ore mentre proseguiva tra un piano e l'altro, una passatoia sospesa tra due finestre di palazzi una volta separati, scale antincendio esterne e così via finché non arrivò al limite del Ghetto, il confine non ben definito dove finivano le case e cominciava la desolazione.
Almeno altre due volte ebbe l'impressione di essere seguito e osservato ma anche con tutti i sensi all'erta e i trucchi che conosceva non riuscì mai ad individuare nessuno.
*Merda, non pensavo che fosse brava a far perdere le tracce...o attraverso ancora questo schifo o ci vorranno settimane prima di essere ancora così vicino.*
Passò qualche momento pensando di chiamare TJ per farsi recuperare, tornare a casa, farsi un bagno nella vasca isolante e sbronzarsi fino a domani, ma era consapevole che se la stava raccontando, non se ne sarebbe andato senza di lei.
Dal pezzo di vetro sintetico che tirò fuori dalla tasca si illuminarono scritte e immagini colorate simili ad ologrammi racchiusi all'interno. L'orario diceva che era pomeriggio, le condizioni meteo dicevano caldo con una percentuale di umidità vicino al cento per cento ma erano cose che già sapeva e sentiva sulla pelle da quando era arrivato sul crinale avvicinandosi al Ghetto.
Aveva una serie di nove chiamate da parte di Cherry la segretaria dell'uomo che gli pagava i lavori. Un dirigente di una grossa compagnia che si occupava di sicurezza civile e informatica, ma aveva contatti e intrighi con tutte le maggiori società che dettavano le regole in città alta.
Fu attratto da una segnalazione del software che lo proteggeva da tentativi di intrusione, era abbastanza normale che qui sotto ci fosse sempre qualche Hacker in azione senza contare gli automi modificati che potevano forzare le connessioni a breve distanza con semplici segnali audio a bassa frequenza se non si era in grado di difendersi.
La segnalazione diceva "Warning: 1 untrusted connection blocked - File: 6U4ЯD@ |)!3†Я0 |)1 †3- freezed"
Era in giro da abbastanza anni per riconoscere l'antica scrittura degli Hacker che non era più moda da almeno un secolo. Veniva ancora usata nelle comunità di Net-criminali più radicate per scambiarsi messaggi in codice. Si era interessato a questo linguaggio quando ne aveva sentito parlare, come per molti altri aspetti della sua vasta ma superficiale conoscenza aveva approfondito l'argomento pensando che avesse potuto tornare utile poi l'aveva abbandonato senza venirne a capo.
La prima parola era comunque abbastanza facile e la decifrò immediatamente "GUARDA" sulla seconda si fermò di più *Guarda dentro di te...*
Tuffarsi in un lago congelato in cui è appena statofatto un buco nel ghiaccio è una sensazione che può avvicinarsi a quello che sentì in quel momento.
Un dolore all'altezza del rene destro, come un pizzicotto dato con una tenaglia. E freddo, tanto freddo, come trovarsi vestiti da spiaggia in una tormenta in alta montagna.
* un crioimmobilizzatore...bastardi*
Il suo corpo in un istante e dopo il tempo di un solo brivido si congelò a sufficienza da non permettergli nemmeno di stare in piedi, il suo smart-assistant di vetro sintetico cadde prima di lui rimbalzando un paio di volte.
Mentre vedeva il pavimento avvicinarsi al suo volto venne afferrato in qualche modo da qualcuno alle sue spalle, una mano gli afferrò i capelli per tenergli su la testa e sentì una voce parlare al suo orecchio.
" Così mi cercavi? Non sei molto bravo a trovare le persone. Sei fortunato che sono di buon umore oggi"
In quello stato era impossibile dare qualsiasi risposta, era già tanto mantenere lucidi i pensieri.
La voce era femminile anche se usava un distorsore per modificarla e sembrava divertita
"Ti avevo scritto Guarda dietro di te perché ti seguivo da dieci minuti, anche se ti ho individuato appena hai messo piede quaggiù"
 "ghhggh" ancora l'effetto dell'arma usata su di lui non gli permetteva di rispondere.
"Ed ora dovrò decidere che fine farai..." furono le ultime parole che sentì prima del buio.